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ELEZIONI EUROPEE, POLITICA ITALIANA IN STATO CONFUSIONALE
Pubblicato da Alberto di Caporiacco il 14/5/09 • nelle categorie Estera, Messaggero Veneto, Nazionale
di ALCIDE PAOLINIA meno di un mese dalle elezioni europee, le cronache hanno da poco riportato che, a un’aspirante al seggio di parlamentare, in odore di velina, il ministro Brunetta, incaricato di vagliarne le capacità, non si sa se per dissuaderla o per metterla in guardia, ha spiegato che fare il parlamentare a Bruxelles vuol dire in pratica, specializzarsi nello spingere il tasto del sì o del no, a seconda delle istruzioni di qualche capoccia del proprio partito. C’è da augurarsi che si tratti di un caso singolo, altrimenti vorrebbe dire che la considerazione verso l’Unione europea è caduta talmente in basso, nella considerazione dei nostri politici e dei cittadini, da non meritare più quell’interesse che aveva riscosso in passato, quando gli italiani sono arrivati ad accettare parecchi sacrifici, pur di farne parte. Interesse che ha resistito fino alle ultime elezioni europee del 2004, se è vero che il nostro paese si è collocato al secondo posto per affluenza alle urne, arrivando a una partecipazione del 73%, contro il 43% della Germania e il 42% della Francia. In questi ultimi anni, però, è un fatto che una buona parte degli italiani ha finito per perdere progressivamente la sua fiducia nell’Ue, insufflata dall’atteggiamento negativo del centro-destra, e dall’allora antieuropeo Tremonti, spalleggiato da Berlusconi.Tremonti e Berlusconi hanno insistito fino alla noia nell’addebitare la colpa di tutte le nostre difficoltà economiche all’introduzione dell’euro. Convinzione peraltro ancora oggi assai diffusa, al punto di far pensare che il prossimo appuntamento sarà accolto, soprattutto dalla parte politica più ostile, da un modesto interesse, se non addirittura dal fastidio. Invece non è così.In realtà, a queste elezioni, che per varie ragioni coinvolgono un po’ tutti i partiti, si è finito per dare il significato di test decisivo delle rispettive potenzialità politiche interne. Una sorta di cartina di tornasole, insomma, di quello che potrebbe essere il futuro politico, non tanto dell’Ue, che, appunto, sembra interessare sempre meno, ma dell’Italia. Ed è per questo che ciascun partito affila le armi come si trattasse della battaglia delle battaglie.A cominciare da Berlusconi, il quale proprio per questo motivo, non solo ha preteso di apparire come capolista in tutte le cinque circoscrizioni elettorali in cui è stato diviso il paese (in spregio al fatto che non solo non andrà a Bruxelles, ma non potrebbe andarci neanche se lo volesse), ma ha deciso perfino di cavalcare lo stesso cavallo della Lega, vale a dire quello della lotta “cattivista” all’immigrato, e quindi al rifiuto dello Stato multietnico. E questo perché il Cavaliere vuole trasformare le elezioni europee in una sorta prova generale di quella che potrebbe essere, successivamente, se i numeri lo confermeranno, la strada da seguire (referendum o meno), per la realizzazione di una legge elettorale con premio di maggioranza al partito che otterrà più voti, e di una successiva modifica costituzionale che dia al Presidente del Consiglio una serie di poteri tali da renderlo indipendente dalle Camere.Quanto alla Lega, ha già mostrato clamorosamente che non rinuncerà a nessuno dei suoi temi di riferimento, vale a dire, appunto, la lotta senza quartiere all’immigrato (argomento cui sembrano sensibili anche votanti di sinistra), e la prosecuzione del pressing per quanto riguarda la parte più importante del federalismo fiscale, che per ora è solo una cornice.Mentre l’Idv di Di Pietro mostra di voler cogliere spregiudicatamente l’occasione per sfruttare l’inciampo di un Cavaliere, caduto in una trappola che si è costruito da solo, e che ha ridato aere a tutti coloro che lo vedono come il nemico da colpire, se si vuole che il paese torni alla normalità.Resta infine l’Udc di Casini (è curioso osservare come solo i partiti che hanno un leader che oscura la sua classe dirigente, sembrano avere qualche chance di aumentare i consensi), il quale non può che puntare sulla sua centralità, qualsiasi cosa voglia dire, che mira da una parte conquistare i cattolici insoddisfatti della sinistra, dall’altra quelli di destra contrari sia a Berlusconi sia ad An (ma gli andrebbe benissimo Fini, se fosse disponibile).Quanto al Pd, si tratta soprattutto di scoprire se l’erosione del consenso dei suoi elettori continua, o se esiste ancora una chance per sperare in una rinascita. Ragione per la quale il dibattito interno, relativo alla condotta da tenere, sia riguardo alla Lega, sia nei confronti di Di Pietro (conviene di più combatterlo o associarsi almeno temporaneamente nella sua guerra al Berlusconismo?) è ancora aperto.Ci si potrebbe chiedere, a questo punto: ma, e l’Unione Europea? Qual è l’orientamento politico di ciascun partito riguardo all’Ue? Come intende operare per far sì che l’Ue possa proseguire nella realizzazione dei suoi scopi istituzionali, in cima ai quali dovrebbe starci, oltre alla comunanza economica, anche quella politica, che rappresenta tuttora il vuoto più ingombrante per la realizzazione di una vera unità delle nazioni? Non si sa.
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(rassegna stampa Messaggero Veneto)
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