
di GABRIELE RIZZARDIROMA. Si stringono la mano per la prima volta dopo quarant’anni al Quirinale, dove il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebra il giorno della memoria per ricordare le vittime del terrorismo e, con voce rotta dall’emozione, chiede che sia «riaffermato l’onore» dell’anarchico Giuseppe Pinelli: «Un innocente che fu vittima due volte».Nella giornata dedicata al quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana, Licia Rognini, vedova del ferroviere ingiustamente accusato della strage, e Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ucciso in un agguato nel 1972 dopo che una campagna di stampa lo rappresentò come responsabile della morte di Pinelli, accolgono l’invito del capo dello Stato e compiono un gesto inimmaginabile fino a pochi anni fa. Un gesto per chiudere la stagione d’odio degli anni di piombo.Le due vedove si parlano prima dell’inizio della cerimonia nel salone dei Corazzieri del Quirinale. Gemma Calabresi si avvicina alla signora Pinelli a braccia tese, sorridente: «Finalmente possiamo stringerci la mano e guardarci negli occhi. Finalmente due famiglie si ritrovano». L’ottantaduenne vedova del ferroviere anarchico, che morì tre giorni dopo la strage di piazza Fontanta (12 dicembre 1969) durante un’interrogatorio, precipitando in circostanze mai del tutto chiarite da una finestra del quarto piano della questura di Milano, non ce la fa ad alzarsi, ma ricambia il sorriso e risponde: «Fingiamo che non siano passati tutti questi anni». Le due signore, che al termine della cerimonia sono state ricevute da Napolitano, parlano di figli e nipoti e si lasciano con una promessa reciproca.La seconda giornata della memoria, si conclude esattamente come Napolitano aveva sperato. Nel salone dei Corazzieri, seduti nelle prime file, ci sono i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, ma anche i ministri dell’Interno e della Giustizia, Alfano e Maroni. Affollano la sala decine di familiari di vittime del terrorismo rosso e nero.L’attore Luca Zingaretti legge un articolo di Walter Tobagi sui funerali dei tre poliziotti uccisi dalle Br scritto quattro mesi prima del suo assassinio. Ed è in questo scenario che Giorgio Napolitano chiede un’opera di «ricomposizione storica nella chiarezza». Un sforzo che va compiuto «senza dimenticare quel che è accaduto ma superando ogni istintivo rancore».Il presidente della Repubblica auspica una «visione unitaria» sulla storia degli anni del terrorismo e invita a «non dubitare» dell’operato della magistratura che indagò sulle stragi. Napolitano insiste sul fatto che proprio il giorno della memoria offre l’occasione per «accomunare, nel rispetto e nell’omaggio che è loro dovuto, i famigliari di tutte le vittime di una stagione di odio e di violenza» e chiede in particolare, con la voce rotta dall’emozione, rispetto e onore per l’anarchico Pinelli. «Un innocente che fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un’improvvisa, assurda fine. Qui - precisa il capo dello Stato - non si riapre un processo. Qui si compie un gesto politico e istituzionale, si rompe il silenzio su una ferita, non separabile da quella dei 17 che persero la vita a piazza Fontana, e su un nome, su un uomo, di cui va riaffermata e onorata la linearità, sottraendolo alla rimozione e all’oblio. Grazie signora Pinelli, grazie per aver accettato, lei e le sue figlie, di essere oggi con noi».Napolitano conclude il suo discorso condannando le «ricostruzioni romanticheggianti e autogiustificanti» del terrorismo di sinistra e affermando che «non si può scambiare l’eversione per manifestazione di dissenso o contestazione politica». L’attacco più duro il Quirinale lo riserva ai capi di Stato della Francia e del Brasile e ai «trattamenti incomprensibilmente indulgenti» da loro riservati a «terroristi condannati per fatti di sangue e da lungo tempo sottrattisi alla giustizia italiana». Il riferimento è alle mancate estradizioni degli ex terroristi di Marina Petrella e di Cesare Battisti. E conclude: «Spero che la mia voce sia ascoltata in spirito di amicizia».
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